
Profumi e lozioni alterano la chimica dell'aria al chiuso

Da chiarire se possa essere un bene o un male per la salute
Profumi e lozioni per il corpo possono alterare la composizione chimica dell'aria che respiriamo negli ambienti chiusi, con possibili effetti sulla salute che restano ancora tutti da valutare. Lo suggerisce lo studio pubblicato sulla rivista Science Advances dal gruppo di ricerca internazionale guidato da Nora Zannoni, dell'Istituto Max Planck per la Chimica a Magonza, che ora lavora all'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isac) a Bologna. Lo studio nasce da un lavoro precedente, pubblicato su Science nel 2022, in cui si dimostrava che il sebo della pelle esposto all'ozono dell'aria genera molecole altamente reattive chiamate radicali idrossilici, che formano il cosiddetto 'campo di ossidazione umano'. La scoperta aveva sollevato ulteriori interrogativi: tra questi, anche la possibilità che i prodotti che applichiamo sulla pelle possano modificare l'aria che ci circonda. Per indagare la questione, i ricercatori hanno condotto due esperimenti: nel primo caso, quattro volontari si sono spruzzati un profumo sul dorso delle mani, mentre nel secondo caso quattro volontari si sono spalmati una lozione per il corpo non profumata sulla pelle esposta all'aria. Dopo aver applicato i prodotti, i partecipanti sono rimasti seduti in una stanza, esposti per alcune ore a una concentrazione di ozono fino a 40 parti per miliardo (un livello inferiore rispetto agli standard di inquinamento negli Usa). "L'applicazione di prodotti per la cura della persona ha l'effetto di sopprimere la formazione di questa barriera naturale di radicali che chiamiamo campo di ossidazione umano", spiega Zannoni all'ANSA. In particolare, "nel caso del profumo, abbiamo visto una diminuzione dell'86% al momento dell'applicazione, dovuta essenzialmente alla reazione dell'etanolo (usato come solvente nei profumi) con i radicali ossidrili presenti nell'aria". "Dobbiamo ancora capire se l'effetto complessivo di questi processi sia positivo o negativo per la salute delle persone che occupano un ambiente indoor, e al momento non abbiamo elementi sufficienti per poter dare alcuna raccomandazione alle persone", precisa la ricercatrice. Bisogna infatti capire se il campo di ossidazione aiuti a ripulire l'aria dalle sostanze tossiche o se possa addirittura formarne. "La composizione dell'aria negli ambienti indoor è molto complessa - aggiunge Zannoni - e varia in funzione dell'ambiente specifico, delle sorgenti inquinanti presenti, delle attività svolte in quell'ambiente dalle persone. E' necessario valutare esattamente la tossicità relativa delle molecole emesse rispetto a quelle prodotte dalle reazioni di ossidazione per capire se l'effetto sia positivo o negativo".
J.Gong--SG